Non ci siamo ancora ripresi dalla notizia di dieci giorni fa sulla decisione dei R.E.M. di “call it a day as a band”, che arriva l'amato Ivano Fossati ad annunciare, a sorpresa e in TV, il suo pre-pensionamento: quello in uscita sarà l'ultimo album, e dopo il tour 2011/2012 finirà anche l'attività live, almeno nelle forme tipiche dei concerti organizzati.
Conoscendo la serietà di Fossati, mi pare che questo addio alle scene, così lucido e semplice, non lasci spazio a incertezze o cambi di programma dell'ultimo minuto.
Amo sia i R.E.M. che Fossati da tanto, tantissimo tempo: le loro canzoni mi accompagnano da sempre. Non mi hanno regalato soltanto good vibrations, ma anche nuovi universi culturali, inediti stimoli, occasioni di crescita, ispirazioni e - non ultimo - piacevolissimi e importanti incontri umani.
La notizia che non potrò più assistere a un loro concerto né ascoltare un album o una canzone nuova (con tutto quel groviglio di aspettative ed entusiasmo che spesso portano con sé), inevitabilmente mi rende un po' triste e un po' orfano.
Però, sono anche contento e fiero di seguire con passione artisti tanto coerenti, coraggiosi, indipendenti: uscire di scena con classe e coraggio, nel pieno delle loro potenzialità e facoltà creative, non è da tutti.
Quanti artisti, non solo nel campo della musica, avremmo voluto che si fossero fermati prima? Quanti di loro stanno impolverando una storia gloriosa con un presente poco dignitoso? Se chiediamo alla politica un sacrosanto ricambio generazionale (e io non sono né giovane, né giovanilista), quanto sarebbe opportuno e salutare avere anche un ricambio delle risorse creative? Quanti “venerati maestri” sono diventati dei totem inattaccabili e inamovibili?
Ringraziando Ivano Fossati e la band di Athens per quanto di bello e di buono hanno fatto, condivido dal tubo due canzoni paradigmatiche delle rispettive carriere e che sento particolarmente vicine.
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