Sarà vero che i social network e i dispositivi digitali user-friendly stanno lentamente colmando il divario tra geeks e non geeks, tra esperti informatici e semplici essere umani? Quella barriera culturale che impedisce - per capirci - una completa fusione comunicazionale tra un qualunque sviluppatore web under 30 e un copywriter ultraquarantenne che è già tanto se riesce a portare a buon fine il downloading di un app sul suo smartphone.
Il nuovo spot per il lancio del nuovo processore Intel® Core™ (un vero geek scriverebbe, più precisamente, la seconda generazione del processore i5) potrebbe dare un valido contributo al quesito. Lo vedete qui. Mi è stato segnalato, a distanza di poche ore, da un super geek del ramo reti informatiche (la casta più esclusiva, i Templari del digital divide) e da un graphic designer fieramente analogico.
L'idea è, secondo me, divertente e geniale: utilizzare un archetipo dei film d'azione (l'inseguimento) e ambientarlo in una serie di piattaforme e contesti digitali che sono familiari alla maggior parte degli utilizzatori di pc.
I geek ne sono estasiati. Non solo perché lo hanno scoperto loro, ma anche perché alla prima visione riescono ad anticipare le sequenze successive e magari a visualizzare i codici dei programmi utilizzati per realizzarlo. I non geek ne ammirano invece la raffinata contestualizzazione, la sapiente resa in immagini, il ritmo e la valenza empatica.
A volte basta poco per dare uno scossone alla torre di Babele digitale.
Grazie Matteo, grazie Alessandro!
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